martedì 11 ottobre 2016

Parole per un futuro possibile di Diego Dantes (iQdB Edizioni di Stefano Donno)
























“Non avrei mai immaginato di scrivere la prefazione di un libro ed è un onore che sia per questo libro di Diego. Perché proprio io, un Sindaco di provincia? Ho letto con molta attenzione le parole, il pensiero, i concetti riportati in questo libro è mi sono accorto che l’esperienza di Diego, cittadino e attivista, è molto vicina alla mia esperienza da Sindaco. Ecco perché proprio io! Il libro descrive uno spaccato reale della Politica italiana: una Politica chiusa in se stessa, implosa per certi versi, in linea con una società "viziata", che non si riconosce più nel modello di Politica tradizionale. Democrazia partecipata, il tema chiave del libro, che permette alla Politica di uscire dalla chiusura, di smettere di essere autoreferenziale e di invertire la tendenza ponendo al centro, dello sviluppo di un paese la persona, il cittadino. Per fare questo bisogna ripensare al ruolo dei partiti ad oggi ridotti a soli comitati elettorali. Diego non si limita a fotografare lo stato in cui vivono le nostre comunità, ma scrive di come affrontare tali tematiche. Non basta porsi la domanda, bisogna osare provando a dare delle risposte, con i fatti, con le azioni, con il coinvolgimento degli attori principali delle nostre comunità, i cittadini. Proviamo ad interpretare le parole di don Tonino Bello pensando alla Politica non come una “costrizione alla logica dei partiti” ma come la valorizzazione della “irripetibilità della persona”. Persone che hanno a cuore le nostre comunità, persone che amano l'ambiente, persone capaci di coinvolgere i cittadini nelle decisioni governative. Persone alle quali viene chiesto un ulteriore sacrificio, non quello economico delle tasse come spesso accade, ma quello di diventare nei fatti i protagonisti dello sviluppo. Cittadini responsabili, persone attive da coinvolgere nella politica del “bene comune”, capaci di interpretare al meglio il cambiamento di questo straordinario Paese. Solo in questa logica ritorna centrale il ruolo dei partiti, chiamati ad uscire dalla loro chiusura strutturale e ad aprirsi come spazio attivo e condiviso alla società civile, ritornando alla “radice” stessa che lega i termini, Politica, città, molti. Il compito della Politica è fare in modo che l’Italia ritorni ad essere il Paese dell’accoglienza, della solidarietà, della cultura, del paesaggio, dei beni comuni e soprattutto delle persone attive come Diego! Buona lettura.” Dall’introduzione di Ivan Stomeo (Sindaco di Melpignano, Presidente dellUnione della Grecìa Salentina, Presidente nazionale dell'associazione Borghi Autentici d'Italia)

Diego Dantes vive e lavora a Lecce. Nel 2006 ha conseguito la Laurea Triennale in Scienze Politiche presso l’Università Statale di Milano e nel 2008, sempre presso la stessa Università, la laurea magistrale in Istituzioni e Governo delle Autonomie Territoriali. Nel 2010 ha frequentato il Centro di Formazione Politica, a Milano, presieduto dal filosofo Massimo Cacciari, diretto dal prof. Nicola Pasini (Unimi), che sin da subito intendeva fornire un contributo di carattere culturale e politico alle ragioni autenticamente riformiste del Paese. Da sempre impegnato politicamente è un appassionato lettore di saggi storico/politici

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giovedì 6 ottobre 2016

Lucania senza santi di Nunzio Festa (iQdB Edizioni di Stefano Donno)




















“Prima di cominciare veramente. Siamo Scotellaro e siamo Gaetano Cappelli. Perché questo saggio sulla letteratura d’autrici e autori almeno nati in terra di Basilicata, nella Terra dei boschi (o era dei lupi?), o cresciuti sempre qui, deve iniziare da questa constatazione minima essenziale, quasi dovuta. Ma con la precisazione utile che contenuti, tematiche, ispirazione e creazioni finali abbiam capito esser completamente slegate dal legame con una certa religiosità, soprattutto con le professioni di fede come al contrario si potrebbe invece immaginare. Specie in lande, dobbiamo aggiungere, spuntate e rinate da quel che resta della tradizione del mondo contadino e insomma della “cultura” contadina - in buona sostanza quelle origini buone a dar debito a devozioni sicure per Santi Madonne e Dio. Il Novecento, infatti, ha lasciato alla Lucania d’oggi un fascio di nervi in forma d’inchiostro che parla certo dell’eredità dei dimenticati ai margini delle lettere nazionali, Rocco Scotellaro su tutti appunto, della bellezza moderna e imperdibile e sempre in divenire di Cappelli, come infine di più “giovani” - anagraficamente, certo ancora - penne almeno nate o che un po’ hanno vissuto come ritrovato l’anfratto del Meridione detto Basilicata. Dove però i gusti personali provano a intrecciare necessarie segnalazioni di storia letteraria, ovvero momenti vitali d’autrici e autori che sono l’universo letterario lucano. E con il sostegno di consigli e aiuti che ho cercato da diverse penne amiche - tra l’altro parte del discorso complessivo: ovvio! : ho voluto un dialogo-scambio con lo stesso Gaetano Cappelli. Come con Mariolina Venezia. Poi ho fatto ricorso, approfittando ovvero d’amicizia e fratellanza in temi e interessi, ad altri attenti lettori, tipo Andrea Di Consoli e vedi il meticoloso Giuseppe Lupo. L’ultimo grazie infine ad Angela, soprattutto per l’aiuto sul titolo. Per quanto sarà possibile, partendo dalla narrativa saranno associate, dunque, immagini state e che saranno domani ma a un titubante presente che dice di quel che era e che alla fine vedremo per gli anni almeno prossimi se i nostri strumenti, diciamo, ci sosterranno e se saranno adatti a raggiunger tale scopo. In virtù della nota quanto notoria curiosità di Stefano Donno, quindi, i miei gusti personali più i mezzi a disposizione cercheranno di trovare affinità e far sinergia con l’obbligo della ricerca finalizzata alla divulgazione, in un certo senso, di materiali, anzi materia che dovremmo portarci nel Grande Viaggio mentale e sensoriale insomma sentimentale di certo chiamati normalmente a compiere. La migliore narrativa sarà Raffaele Nigro, Gaetano Cappelli, Giancarlo Tramutoli, Giuseppe Lupo, Andrea Di Consoli, Rocco Brindisi, Mariolina Venezia, Claudia Durastanti, Pasquale Festa Campanile, Mimmo Sammartino, Francesco Sciannarella, Gina Labriola, Tommaso Claps, Francesca Barra. In ordine sparso. La migliore poesia sarà Alfonso Guida, Mario Trufelli, Beppe Salvia, Assunta Finiguerra, Leonardo Sinisgalli, Rocco Scotellaro, Vito Riviello, Franco Cosentino, Roberto Linzalone, Michele Parrella, Giulio Stolfi, Albino Pierro, Giandomenico Giagni, Giovanni Di Lena, Osvaldo Tagliavini, Nicola Sole. “ L’autore

Nunzio Festa è nato a Matera, nel1981, lavora fra Matera e il suo paese natale, Pomarico dove vive. Poeta, narratore, critico, collaboratore giornalistico; lavora nel campo dell’editoria, prevalentemente come editor per la materana Altrimedia Edizioni – della quale è anche co-direttore editoriale e direttore di alcune collane, e come consulente editoriale

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mercoledì 5 ottobre 2016

“Sono nato cantando tra due mari – Radici e canto nella poetica di Franco Simone” di Carlo Stasi (iQdB edizioni) a Matino il 7 ottobre 2016
























Il 7 ottobre 2016 alle ore 19,00 presso il Palazzo Marchesale di Matino in P.zza S. Giorgio ci sarà la presentazione del libro di Carlo Stasi edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno dal titolo “Sono nato cantando tra due mari – Radici e canto nella poetica di Franco Simone”.  Interverranno accanto all’autore Sonia Cataldo (Presidi del Libro di Parabita), Stefano Donno (editore) e con la partecipazione speciale del cantautore Franco Simone.  L’evento è organizzato dai Presidi del Libro di Parabita, l’Ass. Emergenze Sud e il MACMA (Museo di Arte Contemporanea di Matino) .
“Prima la musica o la poesia? Dilemma proverbiale quasi quanto quello dell’uovo e della gallina, e di fronte al quale le menti più sagge dell’antichità si sono rifugiate in miti rassicuranti come quello delle comuni origini o del loro primordiale legame ritmico e sonoro. Un legame indissolubile, in ogni caso, che ritorna puntuale ed accresciuto nelle sue infinite sfaccettature quando si è di fronte ad un personaggio di grandissima levatura quale Franco Simone, il cantautore di Acquarica del Capo che nella musica ha infuso tutta la sua poetica e sensibilità. Le canzoni, è noto, si ascoltano, si cantano, si respirano, vanno via, ma ritornano. Sono sempre con noi e portano i ricordi. Ma rappresentano anche, in alcuni particolari momenti storici, dei documenti straordinari in grado di indicarci il suono del cambiamento, come quello che riguardò i mutamenti sociali, “antropologici”, linguistici e lessicali dell’Italia del secondo dopoguerra. E a ripercorrere in maniera assolutamente originale il percorso e l’incontro di Franco Simone con quel processo, che non riguardava però solo l’Italia, è ora questo eccellente pamphlet scritto dal poeta Carlo Stasi, che con grande maestria è riuscito a mettere insieme vicende personali del cantautore, legate soprattutto alla sua infanzia ed al periodo scolastico ed universitario, alle tante canzoni che si sono ispirate proprio a quei ricordi. La figura che emerge è quella di un artista non solo legata alle canzoni d’amore, che pure hanno una notevole importanza nella sua produzione e ne hanno sancito l’iniziale fama (“Tu…e così sia” e “Respiro” fra tutte), ma anche di un uomo che “racconta esperienze non personali con una grande sensibilità ed una forte immedesimazione emotiva nei drammi della società contemporanea”. Come quello collegato al problema della deforestazione dell’Amazzonia ed alle prevaricazioni subite dalle popolazioni indigene. Una tema, quello dell’ecologismo, sempre attuale e che troverà collocazione nella magnifica “Amazzonia” del 1988. Ed un altro punto sapientemente sottolineato dall’autore è la grande passione, anzi l’amore sconfinato, che l’America Latina serba verso Franco Simone, autentico “divo” in Sudamerica con il merito aggiuntivo di aver lanciato e portato molti talenti salentini, come recentemente accaduto con Michele Cortese. (dalla prefazione di Eraldo Martucci)

Carlo Stasi, poeta, scrittore e saggista di Acquarica del Capo (Lecce), è docente di Lingua e Letteratura Inglese presso il Liceo Scientifico “De Giorgi” di Lecce. Ha pubblicato Poesie (Gabrieli, Roma 1981), La Speranza (Ricerche Poetiche) (Fasano 1984), Leucàsia (racconti, disegni e poesie) (Presicce 1993, 1996, 2001), Danza dei 7 pensieri (Bollate 2001), Leucàsia e le Due Sorelle (storie e leggende del Salento) (Cavallino 2008, 2012). Ha tenuto mostre-performances di poesia visiva a Bari (1984), Milano (1990), Como (1996, 1997), Tradate (1997), Maglie (2000), Lecce (2001-2), ecc. É inserito in numerose antologie. Collabora con articoli, saggi, recensioni, racconti e poesie a quotidiani e riviste, scrive testi per canzoni (ha inciso "Tango della Tangente", Nuova Fonit Cetra, Milano 1997), ed un suo testo poetico (“Tigi Luna”) è stato scelto e musicato dal gruppo Sud Sound System (2001). Nel 1992 ha creato la “leggenda” di Leucasia.
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“Sono nato cantando tra due mari – Radici e canto nella poetica di Franco Simone” di Carlo Stasi (iQdB edizioni)






















“Prima la musica o la poesia? Dilemma proverbiale quasi quanto quello dell’uovo e della gallina, e di fronte al quale le menti più sagge dell’antichità si sono rifugiate in miti rassicuranti come quello delle comuni origini o del loro primordiale legame ritmico e sonoro. Un legame indissolubile, in ogni caso, che ritorna puntuale ed accresciuto nelle sue infinite sfaccettature quando si è di fronte ad un personaggio di grandissima levatura quale Franco Simone, il cantautore di Acquarica del Capo che nella musica ha infuso tutta la sua poetica e sensibilità. Le canzoni, è noto, si ascoltano, si cantano, si respirano, vanno via, ma ritornano. Sono sempre con noi e portano i ricordi. Ma rappresentano anche, in alcuni particolari momenti storici, dei documenti straordinari in grado di indicarci il suono del cambiamento, come quello che riguardò i mutamenti sociali, “antropologici”, linguistici e lessicali dell’Italia del secondo dopoguerra. E a ripercorrere in maniera assolutamente originale il percorso e l’incontro di Franco Simone con quel processo, che non riguardava però solo l’Italia, è ora questo eccellente pamphlet scritto dal poeta Carlo Stasi, che con grande maestria è riuscito a mettere insieme vicende personali del cantautore, legate soprattutto alla sua infanzia ed al periodo scolastico ed universitario, alle tante canzoni che si sono ispirate proprio a quei ricordi. La figura che emerge è quella di un artista non solo legata alle canzoni d’amore, che pure hanno una notevole importanza nella sua produzione e ne hanno sancito l’iniziale fama (“Tu…e così sia” e “Respiro” fra tutte), ma anche di un uomo che “racconta esperienze non personali con una grande sensibilità ed una forte immedesimazione emotiva nei drammi della società contemporanea”. Come quello collegato al problema della deforestazione dell’Amazzonia ed alle prevaricazioni subite dalle popolazioni indigene. Una tema, quello dell’ecologismo, sempre attuale e che troverà collocazione nella magnifica “Amazzonia” del 1988. Ed un altro punto sapientemente sottolineato dall’autore è la grande passione, anzi l’amore sconfinato, che l’America Latina serba verso Franco Simone, autentico “divo” in Sudamerica con il merito aggiuntivo di aver lanciato e portato molti talenti salentini, come recentemente accaduto con Michele Cortese. (dalla prefazione di Eraldo Martucci)

Carlo Stasi, poeta, scrittore e saggista di Acquarica del Capo (Lecce), è docente di Lingua e Letteratura Inglese presso il Liceo Scientifico “De Giorgi” di Lecce. Ha pubblicato Poesie (Gabrieli, Roma 1981), La Speranza (Ricerche Poetiche) (Fasano 1984), Leucàsia (racconti, disegni e poesie) (Presicce 1993, 1996, 2001), Danza dei 7 pensieri (Bollate 2001), Leucàsia e le Due Sorelle (storie e leggende del Salento) (Cavallino 2008, 2012). Ha tenuto mostre-performances di poesia visiva a Bari (1984), Milano (1990), Como (1996, 1997), Tradate (1997), Maglie (2000), Lecce (2001-2), ecc. É inserito in numerose antologie. Collabora con articoli, saggi, recensioni, racconti e poesie a quotidiani e riviste, scrive testi per canzoni (ha inciso "Tango della Tangente", Nuova Fonit Cetra, Milano 1997), ed un suo testo poetico (“Tigi Luna”) è stato scelto e musicato dal gruppo Sud Sound System (2001). Nel 1992 ha creato la “leggenda” di Leucasia.

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martedì 4 ottobre 2016

Io sono fantasma di Anna Scarsella (iQdB Edizioni di Stefano Donno)























"Io sono fantasma" è un libro per chi ama gli scritti pieni di mistero, con buon contorno di cimiteri, fantasmi, morti drammatiche e un pizzico di gothic. «Aggiungiamo, con buona misura, un pizzico di psicologia e il gusto per l'ineluttabilità del fato, di antica, studiata memoria greca. E infine lasciamoci coinvolgere dal susseguirsi della trama, che incalza, senza pause e tentennamenti», sottolinea Raffaele Polo nell'introduzione. «Siamo, insomma, nello scenario che la brava autrice ci ha già fatto conoscere nei suoi precedenti scritti. Ma qui si sposa una scelta narrativa che pare fatta apposta per le edizioni de I Quaderni del Bardo di Stefano Donno, veri epigoni salentini dei fortunati Sellerio dalla copertina blu. Pensate, neppure il facile escamotage di nascondere l'identità della protagonista, facendola emergere solo nelle ultime pagine. Macchè, qui si sa già tutto, sin dal titolo. E la storia comincia e finisce senza indulgere in futili scene d'amore o descrizioni circostanziate di luoghi e persone. Di vera scuola americana, è l'azione che conta. Soprattutto l'atmosfera di squisito neo classicismo che fa emergere ombre, spiriti e bauli sospetti da cimiteri sempre deserti ed oscuri.... Poi, va bene, arriva la conclusione. E ci lascia con un sospiro di sollievo perchè il colpo di scena è ben calibrato e plausibile. Magari un po' pittoresco, ma è così: ai fantasmi non si comanda... Vi piacciono Poe, e magari anche Lovecraft? Ecco, qui siamo in un campo totalmente diverso. Siamo a Malecuti. Possibile, che questo nome non vi dica niente?”»."

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Sul boxer del nonno verso la poesia a cura di Alessandra Peluso alla Consulta delle Associazioni a Leverano


Il Comune di Leverano e l’Assessorato alla cultura ospitano Alessandra Peluso e il libro “Sul boxer del nonno verso la Poesia” (Salento d’Esportazione-iQdB) con la partecipazione di Tommaso Martino, scrittore, e la musica swing del duo “All Swing duo.
Vi aspettiamo tra musica e poesia Domenica 9 ottobre 2016, ore 10.30, Presso la Consulta delle Associazioni (vicino Comune) - Leverano (Lecce).
Un “vademecum” per passeggiare tra versi e pensieri. Non conosce stagioni la poesia né tempo, “comincia nel punto in cui le parole che di solito pronunciamo si rivelano banali o comunque inadeguate, quando non riescono ad esprimere il nostro rapporto con gli esseri e le cose, con le esperienze che attraversano la vita, con le esistenze con cui ci confrontiamo, di cui abbiamo bisogno di stringere il senso, di comprendere la trama, di svelare l’intreccio”. In questo “prezioso libello” gli incontri di Alessandra Peluso con Antonio Errico, Carlo Stasi, Eliana Forcignanò, Elio Coriano, Enrico Romano, Francesco Aprile, Francesco Pasca, Gianluca Conte, Giuseppe Greco, Lara Carrozzo, Marco Vetrugno, Marcello Buttazzo, Maria Pia Romano, Maurizio Leo, Anastasia Leo, Mauro Ragosta, Pierluigi Mele, Stefano Donno, Vito Adamo, Vito Antonio Conte, Walter Vergallo e Lorenzo Martina.


L'Entusiasmo e la Passione sono le prerogative necessarie affinché ogni idea, o sogno si possa realizzare, e così è stato con “Sul boxer del nonno verso la poesia”: amo la poesia, questa terra, e desidero offrire innanzitutto una cartina tornasole a chiunque voglia avvicinarsi al testo. Vorrei che i poeti di oggi siano ricordati e soprattutto, si conoscano le loro origini; vorrei..., non solo, il desiderio anche di rendere chiara l'atmosfera che si respira nel Salento, e  poi, un sogno verriano, creare rete tra di noi salentini ed esportare la nostra poesia al nord, senza presunzioni o pregiudizi di genere, solo per quell'unico grande amore che unisce ed è la POESIA”   (Alessandra Peluso). 

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lunedì 3 ottobre 2016

“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri (iQdB Edizioni di Stefano Donno)



















“Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole molto coraggio nel chiedermi di scrivere una prefazione a un libro su di una band degli anni ’60. Perché, anche a voi che leggete, qual è il primo pensiero che vi viene in mente? Sicuramente uno di quegli insopportabili gruppi frikkettoni, hippie, pacifisti, lenti e insulsi sul modello di Mamas&Papas o Jefferson Airplane (ne sono certo). Per fortuna, anche in quegli anni terribili dal punto di vista musicale qualche luce affiorava nel buio. E, forse, una luce più di tutte, quella di The Doors! Ed è di questa luce che questo libro vi parla. Meglio, ve la racconta. E Giuseppe Calogiuri, conoscendo questa mia debolezza, ha saputo trovare lo strumento e il coraggio giusto. Ma, forse, è necessario andare per ordine… Il 4 gennaio 1967 The Doors pubblicano il loro primo album omonimo. Non siamo in un anno qualsiasi, quel 1967 segnerà la storia degli Stati Uniti, prima, e dell’intero mondo occidentale, poi. Già da qualche anno le forze armate di Washington combattono lontano da casa una guerra non ufficiale. Dall’inizio del suo mandato presidenziale, il “progressista” John F. Kennedy ha cominciato a prendere i ragazzi del suo paese per scaraventarli dall’altra parte del mondo. The Golden One (citando The Human League), figlio di una famiglia arricchitasi spropositatamente grazie al commercio illegale di alcol, ha precipitato gli Stati Uniti nel fango del Vietnam. Il suo successore, Lyndon B. Johnson, ha continuato il lavoro. Anzi, lo ha portato alle estreme conseguenze. Il 7 agosto 1964, il Congresso americano – approvando la H.J. Res. 1145 (conosciuta come la “Risoluzione del Tonchino”) – ha consegnato al Presidente un assegno in bianco per portare le truppe ovunque ritenesse necessario. È l’inizio della presidenza imperiale. E’ anche l’inizio, in pratica, della coscrizione obbligatoria per i giovani americani. Quella carne fresca serve. È indispensabile per combattere nelle paludi e nelle giungle del sud-est asiatico. Nel 1968, saranno ben 500.000 i soldati impiegati in Vietnam (con infiltrazioni anche in Cambogia e Laos per inseguire i charlie). In questo clima, le Università sono le istituzioni che, più di altre, risentono della guerra. I ragazzi che “vincono” alla perfida lotteria della coscrizione hanno solo tre scelte: 1) accettare l’arruolamento; 2) scappare, magari in Canada (come Jack Nicholson); oppure 3) scegliere la strada dell’obiezione di coscienza. La terza è una scelta difficile, ti mette fuori dalla società e, per questo, ci vuole un coraggio enorme. Un campione sportivo all’apice della carriera rifiuterà più volte l’arruolamento e il 20 giugno del 1967 sarà giudicato colpevole di tradimento. Quell’uomo era Muhammad Ali! Una nuova strada doveva essere trovata. E qui la musica sarà fondamentale come mezzo di aggregazione per tutti coloro i quali volevano fare qualcosa. Il 1967 regalerà alla costa occidentale degli Stati Uniti la Summer of Love e al Vecchio Continente la spinta alla rivolta studentesca, che in Europa inizierà nel maggio dell’anno dopo. La scintilla partita dall’Università di Berkeley, in California, diventerà fiamma viva in altri atenei, per trasformarsi in incendio a Parigi. Il Monterey Pop Festival del giugno 1967 sarà il pretesto che permetterà agli studenti di unirsi, confrontarsi e cogliere tutti i segnali che artisti come Jimi Hendrix o The Who sputavano dal palco. Segnali che, in un modo o in un altro, volevano dire rabbia. Beh, The Doors sono figli e, insieme, strumento di quella rabbia e di quella società americana che è confusa e terrorizzata dai suoi stessi leader. Una società che ha visto cadere i propri miti politici con l’assassinio di Kennedy, o quelli sportivi, con l’arresto di Ali, e che vede, continuamente, partire i propri ragazzi verso luoghi lontani e impronunziabili per tornare, poi, in casse avvolte dalla bandiera a stelle e strisce. Una generazione di giovani e adolescenti che si rifugia sempre più nelle droghe. Magari nuove droghe come l’LSD, che aprono nuove porte. E queste porte sono quelle già narrate da William Blake e che Jim Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore faranno proprie e attraverseranno con l’arroganza, l’incoscienza e la rabbia dell’età. Arroganza, incoscienza e rabbia che non si possono non condividere e abbracciare. Abbracciare anche da parte di chi, come me, è cresciuto con e nel punk, prima, e nella new wave, dopo. Un triade di valori e sentimenti che tutti insieme risiedono in quella prima prova discografica e che, qui, Giuseppe Calogiuri analizza e descrive con sapienza tecnica assolutamente invidiabile (almeno da parte di chi crede che conosciuti due accordi si possa e si debba formare una band!). Quello che avete tra le mani non è un ennesimo libretto sulla band di Los Angeles, no. Sono pagine che vi faranno fare un passo avanti sulla strada della conoscenza di un album fondamentale. Un disco con veri gioielli. E alcuni sono gioielli sfrenatamente gotici: come non citare la bellezza fulminante di The Crystal Ship. Pezzo che, per il chiaro riferimento a leggende celtiche, avrebbe sicuramente fatto innamorare i membri della Confraternita Pre-raffaellita di vittoriana memoria. Il dolore che trasuda freddo e umido da End of the Night o l’incestuoso sangue che sgorga da The End. Pezzo, quest’ultimo, che non può non ricordare In Cold Blood di Truman Capote e a causa del quale, soprattutto, sono certo, il Re Inchiostro Nick Cave avrebbe venduto l’anima per poter scrivere una murder ballad come quella. Insomma, ora basta, inutile aggiungere altro. Giuseppe Calogiuri vi ha invitato, vi ha aperto le porte e, come avrebbe cantato Ian Curtis: “This is the Way… step inside!” (Prefazione di Daniele De Luca)

Giuseppe Calogiuri (1978) è nato a Lecce e qui vive e lavora come avvocato specializzato in diritto d’autore e degli artisti. Alla professione affianca l’attività di chitarrista ed ha all’attivo un decennio di militanza nella prima tribute band salentina dei Doors, con la quale ha portato il sound della band di Los Angeles in giro per la Puglia. Giornalista e scrittore, tra i suoi lavori “Una buona giornata” (premio “Corto Testo”), “Tramontana” (Lupo Editore, 2012), “Cloro” (Lupo Editore, 2016).
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